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Il complesso archeologico del Barco Borghese, prima parte. Epoca romana.

Complesso archeologico del Barco Borghese, due epoche che si sovrappongono in un unico incomparabile splendore, a testimonianza della civiltà millenaria di una terra ricchissima di storia. L'area non è visitabile, essendo chiusa al pubblico dalla fine di febbraio 2020.

Il termine barco, recinto, si riferisce all'uso che si fece, dalla fine del ‘500 e nel ‘600, di questa area (prima proprietà degli Altemps e poi dei Borghese): una terrazza quadrangolare con vista su Roma di circa 4 ettari, quale recinto per animali da caccia, giardino all’italiana e “pomarium”. Riparleremo poi di questo periodo. Ma andiamo in ordine, con una sintesi. La grande terrazza è in realtà una spianata artificiale, in buona parte un terrapieno, che fu l’enorme basamento, presumibilmente, di una grande villa romana (di cui non c’è traccia alcuna), la cui prima edificazione iniziò all’incirca nella seconda metà del II sec. a.C.. Al di sotto del terzo lato occidentale della spianata si trova una serie di ambienti sotterranei (oltre 180 vani, che arrivano fino a 8 mt di altezza), che si sviluppano attorno a due lunghi corridoi paralleli (il principale di circa 200 mt.). Sono queste le strutture di sostegno, “sostruzioni” (fondamenta) della villa, (o meglio di suoi ampliamenti successivi) nei quali si individuano cisterne e anche una “ratio marmoraria”, una piccola area che serviva da deposito di polvere di marmo (per la realizzazione di intonaci pregiati), unico spazio nelle fondamenta che vide un’attività umana. Lungo il lato nord-occidentale dell’area, che si affaccia su Roma al livello delle sostruzioni, si individua la presenza di un fronte monumentale che costituiva uno straordinario accesso scenografico a quella che doveva essere la villa sovrastante. Questa ebbe lunga vita, presumibilmente tre-quattro secoli, poi con la decadenza dell’impero romano andò a scomparire e tutta l’area fu abbandonata e dimenticata. Le sostruzioni e tutta la parte esterna furono aperte al pubblico solo dopo l’esecuzione dei lavori, durati dal 1999 al 2007, di scavo e di messa in sicurezza degli ambienti sotterranei (che nel ‘900 furono utilizzati come immensa fungaia, con danni irreparabili). L’ultimo periodo di apertura del grande sito archeologico, il più vasto di questo tipo esistente (confrontabile, come ampiezza, anche superiore, con la Domus Aurea), va dall’aprile 2019 al febbraio 2020, con la gestione dell’associazione Onlus “Amici dei Musei di Monte Porzio Catone”, che ne ha curato, oltre alle numerose visite, i nuovi pannelli di segnaletica, le pulizie e altro ancora, a proprie spese. Poi nuova chiusura.

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Il complesso archeologico del Barco Borghese, seconda parte: il “Burghesianum”.

A partire dalla seconda metà del '500, e poi nel ‘600, tutta l’area dei Castelli romani vide un nuovo splendore, arricchendosi di numerosi casali e ville, molti dei quali edificati sulle antiche ville e insediamenti romani. Il nostro territorio non fu da meno. Per quanto riguarda l’area di nostro interesse, tutto ebbe origine nel 1567, con il cardinale Marco Sittico Altemps. Questi già condottiero nell’esercito Imperiale di Carlo V, grazie alla sua parentela con la famiglia Medici (era nipote di Papa Pio IV), si trasferì a Roma, ove intraprese la carriera ecclesiastica.  Nel 1572 fu promotore dell’elezione a Papa di Ugo Boncompagni, che assunse il nome di Gregorio XIII. Il Cardinale Altemps acquistò, seguendo la moda del tempo, la dimora suburbana “Villa Angelina”, poi denominata “Villa Vecchia” (ora Hotel, in un edificio che sostituì la villa dopo il suo bombardamento durante la seconda guerra mondiale). Di fronte, si trovava un grande spiazzo incolto (come sappiamo di epoca romana), di circa 4 ettari, che il Cardinale, nel 1575, fece cingere con muro continuo; il terrapieno divenne così un “barco” e nel tempo fu utilizzato, quale recinto per animali da caccia, giardino all’italiana e “pomarium”. Sul lato Ovest il cardinale fece inoltre edificare casali agricoli, comprensivi di stalle (arrivati fino ai giorni nostri). Papa Gregorio, consigliò l’Altemps, di edificare una nuova residenza, più spaziosa della villa Angelina (pur rifatta dall'arch. Vignola) e più idonea a lui illustre ospite. Nacque così, in tempi brevi, Villa Mondragone (Mons Dragon, dal simbolo della famiglia Boncompagni, un drago), già terminata nel 1573. Proprio a Villa Mondragone fu emanata nel 1582 la Bolla Papale "Inter gravissimas", che istituì il calendario Gregoriano. Passano gli anni, e, scomparsi tutti i protagonisti di questa prima fase, nel 1613 la proprietà (divenuta molto estesa) fu venduta al Cardinal Scipione Borghese, che la ingrandì ulteriormente, inserendovi anche l’adiacente “Villa Taverna” (oggi “Villa Parisi”) e ampliò la stessa Villa Mondragone. Nacque così il cosiddetto “Burghesianum”, il più straordinario complesso di ville suburbane dell’intera Europa (Versailles e la Villa di Caserta furono realizzate solo successivamente). La spianata incastonata in questa vastissima area, fu denominata “Barco Borghese” e con questo nome è giunta fino ai giorni nostri, di proprietà dell’omonimo condominio privato. Dopo i fasti del '600 iniziò la lenta decadenza dei Borghese, che alla fine dell’'800 praticamente suddivisero il Burghesianum, cedendolo “a pezzi” a distinti proprietari. Il Barco Borghese (con Villa Mondragone) passò di mano ai Gesuiti, che nel ‘900 affittarono i sotterranei (le sostruzioni) a “fungaroli”, che danneggiarono gli ambienti (provocando anche un crollo). Per creare la fungaia furono aperte delle brecce nelle mura che, paradossalmente, consentono di percorrere lo straordinario complesso archeologico, reso agibile con i lavori di scavo e messa in sicurezza degli anni 2000.

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